La pandemia ha messo fine alla produzione just-in-time?

Dalla manifattura alla trasformazione alimentare, sino ai prodotti farmaceutici, le aziende hanno abbracciato il Just In Time (JIT) per rimanere agili: ciò ha consentito loro sia di adattarsi molto bene alle mutevoli esigenze del mercato, sia di ridurre notevolmente i costi operativi.

Tuttavia, gli eventi tumultuosi dell’anno passato, hanno messo in discussione i vantaggi della riduzione delle scorte e fatto crescere la preoccupazione che alcune industrie fossero andate “oltre”, diventando estremamente vulnerabili a interruzioni.

Poiché la pandemia ha ostacolato la produzione delle fabbriche e ha dissestato le spedizioni globali, molte economie in tutto il mondo sono state tormentate dalla carenza di una vasta gamma di prodotti. In un momento di straordinario sconvolgimento dell’economia globale, il JIT è in ritardo.

La manifestazione più importante dell’eccessiva dipendenza dal JIT si trova proprio nell’industria che l’ha inventata: le case automobilistiche sono state paralizzate dalla carenza di alcuni componenti vitali, prodotti principalmente in Asia.

Alcuni esperti presumono che la crisi cambierà il modo in cui operano le aziende, spingendone alcune ad accumulare più scorte e stringere relazioni con fornitori extra come copertura contro eventuali problemi. Ma altri sono dubbiosi, supponendo che, come dopo le crisi passate, la ricerca del risparmio sui costi prevarrà di nuovo su altre considerazioni.

Per ulteriore approfondimento sul tema potete consultare l’articolo di riferimento del New York Times: https://www.nytimes.com/2021/06/01/business/coronavirus-global-shortages.html?